DOMANDA? (prova del DNA)
La prova del DNA è sempre attendibile come prova scientifica oggettiva all’interno di un processo?
RISPOSTA:
La conoscenza scientifica non è sempre sinonimo di verità assoluta. Vediamo come la prova del DNA può diventare inattendibile a causa dei media e di un lavoro non accurato degli inquirenti.
Il prelievo del DNA e di ogni altro elemento biologico attiene strettamente alla sfera individuale delle persone, dunque necessita di una regolamentazione da parte del legislatore, ma purtroppo vi sono lacune normative nel sistema processuale penalistico proprio nella valutazione della prova scientifica.
Ad esempio nonostante i numerosi appelli europei ad oggi non esiste la Banca dati nazionale del Dna.
Tutto ciò diviene ancor più indispensabile quando si pensa che attualmente si considera la prova genetica come vangelo e che è inevitabile il ricorso al perito d’ufficio, in quanto i giudice e le parti, non possedendo competenze specifiche, molto spesso lasciano praticamente scrivere la sentenza all’esperto. Il tutto risulta inammissibile e comprime i basilari principi del diritto.
La relazione intercorrente fra scienza e diritto dovrebbe porsi in modo che i metodi scientifici non possano offrire nuove categorie di prove, ma possano servire ad una migliore ricerca della verità. Da qui nasce il problema della classificazione della prova scientifica.
Si deve necessariamente tener conto del continuo sviluppo tecnologico, il quale offre sempre più strumenti scientifici, e l’acquisizione della cd. prova scientifica all’interno del processo penale è conseguenza diretta dell’impatto determinato dall’attività investigativa, svolta su basi scientifiche e tecnologiche.
Il rischio che si corre è quello di emettere una sentenza di condanna senza aver compreso le complesse tematiche scientifiche elevate a rango di prova “regina”. Il problema che si pone relativo al rapporto intercorrente tra conoscenza scientifica e processo penale, sul binomio scienza e diritto. Nuove scoperte della ricerca scientifica si sono rivelate fondamentali in campo giudiziario ed il giudicante si è dovuto sempre più spesso confrontare con un nuovo avversario: il sapere scientifico. La prova penale scientifica il test del DNA volto ad ottenere l’identificazione genetica è ormai un’importante e complessa tecnica di indagine finalizzata a diventare strumento di accertamento.
Inoltre il BPA: Bloodstain in Pattern Analysis è un innovativo strumento di cognizione, che dalla quantità, morfologia e distribuzione delle macchie di sangue consente di ricavare induttivamente varie informazioni riguardanti le modalità di svolgimento di un’azione criminosa violenta. Questo strumento è stato utilizzato nel processo per l’omicidio di Cogne in cui si è giunti grazie al predetto strumento ad ottenere notevoli indizi di colpevolezza nei confronti dell’imputata. Non si può però affermare che la prova scientifica sia idonea a fornire una garanzia di assoluta certezza nella ricostruzione del fatto – reato.
La comunità scientifica infatti afferma che vi sia incertezza del risultato dell’accertamento genetico dovuta alla possibilità di errori umani o chimici o strumentali, in relazione particolarmente, ad analisi genetiche effettuate su scarse quantità di DNA o su campioni degradati. Parte dei giuristi e dei genetisti concorda sull’esistenza dei limiti della prova del DNA. Abbiamo assistito ad una progressiva idealizzazione dell’accertamento genetico nell’ambito del processo penale, senza dubbio dovuta all’influenza e alle distorsioni mass-mediatiche, le quali hanno ingenerato una forte pressione sul processo.
Vi è un legame tra errore giudiziario e mondo dei media. La ricerca dello scoop spinge il giornalista a coltivare ed assecondare le curiosità della massa invece che fornire una corretta informazione ed il fruitore della notizia non è in grado di fare un uso critico dell’informazione, come nel caso del delitto di Garlasco. I media diventano una potente arma processuale ed usati in maniera impropria e strumentale non certo al fine di accertare della verità processuale.
In conseguenza della pressione mediatica il giudice subisce una notevole influenza e potrebbe venir meno la sua terzietà . I mass-media creano il mito dell’infallibilità della prova genetica, ma anche la scienza ha le sue lacune e può verificarsi l’errore. Il caso Kercher ha dimostrato come la capacità degli inquirenti non sia stata infallibile nella gestione delle prove, infatti la prova scientifica del test del DNA è una “prova regina” ma con l’intervento dell’uomo, il che la raccoglie, conserva ed elabora, può fornire al processo un apporto distorto e la prova da schiacciante può divenire inattendibile.
La tendenza a ricorrere alla scienza per accertare i fatti nel processo penale è per molti versi utile poiché la scienza fornisce al giudice fondamenti conoscitivi che egli non ha e quindi gli consente oggettivamente di accertare la verità dei fatti. Ma la conoscenza scientifica non sempre è sinonimo di verità.
